giovedì 5 maggio 2011

JUST LIKE A BEAST.


Io sono un tedesco e vivo della morte altrui. Chi dice che vivo? Io sopravvivo e verrò anche ricordato come un meschino nella grande storia.
Ho visto la mia famiglia salutarmi dal cortile della mia casa, lo sguardo preoccupato di mia moglie e la fierezza di mio figlio di possedere un padre in divisa.
Qui, con le SS, sono obbligato.
Mio padre era ebreo. L’ultima volta che ho visto i suoi occhi mi dissero che con la morte mi avrebbe amato più che con la vita. E così fu, credo. Era lì quel generale, che mi guardava uccidere mio padre. Quella pallottola partì da me e spense CIO’ che aveva amato mia madre e CIO’ che mi aveva dato la vita.
E lei, mia madre, che piangeva nell’angolo con la testa tra le mani, che mi sentiva dare della “COSA” a mio padre e che, nonostante tutto, avrebbe continuato a ritenermi suo figlio. E quella alzò lo sguardo e disse “fallo, fallo! Perché tu abbia la vita! Sei tutto ciò che mi resta e se anche non resterai a me, resta al mondo. E’ tutto ciò che ti chiedo. E’ tutto ciò che mi resta. Ma ama, figlio, non odiare. Uccidi sempre con una lacrima negli occhi”. E così feci.
Sparai e picchiai poche volte, le volte in cui veniva messa in repentaglio la mia vita.
Così facendo assicurai un figlio a mia madre, un marito a mia moglie e un padre a mio figlio. Sono scuse? Si, perché non c’è giorno in cui io mi senta meno cane di una bestia.



Anita.

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