mercoledì 11 dicembre 2013

SEA OF MADNESS/MER DE LA FOLIE.

Era catapultata
puntualmente
in un mondo di bugie.
Quel mondo che tanto amava
al quale tanto aveva aspirato
tra le cui braccia aveva riposato la sua mente
il suo spirito
in quel momento era solo un castello di sabbia
sulla riva
di un mare impetuoso
nella tormenta dei ricordi.
Era un mare che aveva cercato di allontanare
dal quale aveva preteso risposte insoddisfacenti.
Era un mare che riportava nel suo moto d'onde
quelle speranze
che avrebbe voluto dimenticare.
Annegata nelle sue stesse aspettative
cercava un modo di risalire
di respirare nuovamente
quell'aria di spensieratezza
che poi l'aveva delusa.
Voleva scappare
voleva sparire.
Voleva non provare più emozioni.
Fiumi di parole
scorrevano senza sosta
senza considerazione per i limiti imposti dal paesaggio che percorrevano
senza considerazione per i limiti della ragione,
senza considerare la soglia tra salute e pazzia.
Gli inganni erano un macigno che sosteneva nelle spalle.
Le bocche della gente erano mezzi ingiusti di fini ignobili.
Le mani tremavano
le ginocchia cedevano.
Il respiro andava e tornava a suo piacimento
si perdeva in quelle bugie
nascoste da mezze verità arroganti.
Il fiore della pazzia sbocciava nella sua mente
che ogni giorno era riportata al passato
e lo viveva in una forma d'odio
di rabbia
di dolore
di rassegnazione.
Aveva vissuto per tanto tempo
nella negazione dei propri sospetti.
Aveva vissuto soffocata dall'arroganza
come tributo dell'inganno.
Infinità di sorrisi finti
infinità di giudizi rabbiosi
avevano fatto di lei una conseguenza
non una persona.
Le immagini le si creavano involontariamente
per renderle a lei fredde
rendeva freddo il suo sentimento.
Non aveva scampo da quella forma di tradimento
da quelle bugie
scoperte
non rivelate
da quell'arroganza
bloccata
non consapevolizzata
da quelle immagini
che lei stessa aveva interrotto
insieme al destino
senza sapere che fine avrebbero potuto avere.
E continuava a bere parole
alle quali lei stessa non sapeva se credere
alle quali lei stessa aveva tolto il gusto
pur di non sentire l'amaro.

giovedì 24 ottobre 2013

A FEEBLE LIGHT.


Tutto ciò che è lontano
nel tempo
o nello spazio
resta.
In qualche modo
tutto
resta sempre.

Alcune cose aiutano a crescere, invisibili nella memoria, intrinse nella propria personalità. Inconsciamente anche un piccolo gesto agisce sul nostro comportamento futuro, inconsciamente una flebile luce ci indirizza senza, a tratti, nemmeno vederla.





Ricorderà per sempre quelle emozioni. O forse no, non le ricorderà. Ma nel suo viso c'era la traccia di una persona che le aveva vissute, che le aveva odiate, amate, rinnegate. Nel suo modo di allontanarsi i capelli dagli occhi c'era tutta la sua esperienza. C'era tutto il suo passato e il suo presente. Nel suo futuro c'erano tutte quelle emozioni che lei faticava a rivivere nella sua mente, le stesse che ogni persona che la guardava riviveva nel suo sguardo.

Il tempo è la cura o la morte.

Ciò che noi lasciamo al tempo è ciò che non sappiamo affrontare o che non vogliamo affrontare.
Ciò che non vogliamo affrontare è ciò che sappiamo che finiremmo per distruggere.
Ciò che finiremmo per distruggere è la nostra speranza che tutto vada per il verso giusto.
Ma il tempo da solo non fa andare tutto nel verso giusto.

Situazione di stallo.

Mi rinnego.
Ti rinnego.
Rinnego tutto quello che mi allontana da te.

Accetto di perdere tutta la mia dignità seguendo una strada che non voglio.

Explosion.






Aveva paura. Aveva paura di assecondarla troppo e di non assecondare mai se stessa. Aveva paura di perdere la propria personalità, la sua capacità di perdonare, sopportare, accettare ogni offesa.
Stava ferma a guardare come quello di cui aveva paura continuasse a susseguirsi in un interminabile gioco circolare e crudele. Ma si sa che più si aspetta più peggiora la situazione.

Dovevo pensarci prima, ormai è troppo tardi.

Nascondi le emozioni. Nascondi te stessa. Nascondi le sensazioni. Sogna di non avere paura. Sogni di fiducia.
Vivi di "va bene".

O non vivi?

domenica 19 maggio 2013

THE FLAP OF A BUTTERFLY'S WINGS.

Ego, tu
che della vita
solo la delusione
hai voluto
vivere,
al tempo
in cui
della speranza
ne hai fatto
un buio,
della gloria
infine
s'affama
la tua anime
che di morte
ne necessita
l'arte.

Dedicated to Foscolo

Tu non ne hai avuto il coraggio, vediamo se mancherà anche a me.


lunedì 11 marzo 2013

HOME.



Una casa non è un posto dove si ha paura.
Una casa non è un posto che si vuole evitare.
Una casa non è un posto che speri sia sempre vuoto.
Una casa non è un posto dove ci si preoccupa per entrare.



They keep me locked up in this cage
Can't they see it's why my brain says
rage

Sanitarium, leave me be
Sanitarium, just leave me alone

 [Welcome Home - Metallica]


 
"Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l’unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio… All’interno di quel centimetro siamo liberi." 
[V per Vendetta]


Vivi dei respiri che sai che un giorno potrai fare.
Vivi della tranquillità che cerchi nel futuro. 
Ogni giorno sbirci da quella porta, ti affacci, uscendo da quel centrimetro di libertà che hai faticato a trovare e scruti nell'oscurità se qualche luce nell'attesa si sia accesa.
Solo il buio da quella prospettiva.
La luce entra debole dalla finestra.
La luce non riesce a passare.
Devi uscire per raggiungere quella luce, devi scappare.
Uscire dal tuo centrimetro di libertà significa nuovamente esporti a nuovi insulti, a nuovi attacchi, imboscate demoralizzanti, ma devi aver la forza di proseguire perchè la luce è lì e la puoi vedere.
Una volta uscito da quel centimetro, una volta superata anche la malvagita di quella "casa" sei libero, ma sai che devi sempre tornare indietro.
Ami quel centimetro, ma quella "casa" ti opprime. Quella "casa" purtroppo contiene il tuo centimetro e devi entrarci per riaverlo indietro, eppure una volta assaporata la libertà quel centrimento diventa un nulla, diventa un miraggio sottoforma di oro in un contesto desertico e pungente.

No more can they keep us in
Listen, damn it, we will win
They see it right, they see it well
But they think this saves us from our hell

Sanitarium, leave me be
Sanitarium, just leave me alone
Sanitarium, just leave me alone

[Welcome Home - Metallica]



This is not my home
I think I'm better off alone
Home, home this house is not a...
Home, home this house is not a home

I CAN HARDLY WAIT 
TO LEAVE THIS PLACE

[Home - Three Days Grace] 


Poi c'è qualcuno che cerca di entrare in quel centimetro di libertà, che lo scruta, che tenta di capirlo per trasformarlo in quella che è l'ampiezza di tutto il tuo mondo.
Con le unghie scava attraverso il buio per guidarti attraverso le tue paure.

Con amore sorride alle tue preoccupazioni e le rende speranze.

Con amore sorride alle tue lacrime e le rende oro.



Persisti a nascondere le emozioni, quello che provi, quello che vorresti, quello che non puoi volere, ti nascondi dietro ad un muro.

Persisti a non voler coinvolgere nessun altro in questo circolo opprimente. 



Ma qualcuno entra e allora un po' respiri e un po' hai paura, senti solo il cuore che canta       

"And I thank you
From bringing me here
For showing me home
For singing these tears
Finally I've found
That I belong

Feels like home
I should have known
From my first breath"

[Home - Depeche Mode]

Ecco perchè ti attribuisco il nome di "dimora", Vera Dimora, quella nel cuore, nello spirito. Quello che appena ti vedo sento i Radical Face che cantano "Welcome Home".







giovedì 24 gennaio 2013

THE FLIGHT OF A TIRED MOTH.

Vedo la mia vita schiudersi dal buco nero della mia passività.
Sono protagonista della mia vita, ma cerco l'indifferenza nelle sofferenze per poter stare bene.
Ma soffro. Non si scappa dalla sofferenza. Chi scappa? Chi crede di farcela è un illuso: non fa altro che accumulare rabbia, sdegno, incapacità di reagire. Chi non soffre si illude di non farlo. Tutti soffrono. Chi non soffre, soffre in silenzio.
Nella mia passività, in certi piani d'azione, vedo il rifugio dai miei pensieri che più potrebbero danneggiare me e chi mi circonda. E mi sto erroneamente distaccando dalla vita per potermi rifugiare in pensieri che mai e poi mai si rifletteranno nella realtà e che porteranno me nel più profondo oblìo, nell'annullamento della mia persona, del mio volere.
Vivo una vita annullata dalla paura.
Vivo in un corpo del quale cambierei ogni tratto, non per piacere a me, no: non mi interessa; cambierei per piacere a quel pensiero fisso che mi pervade costantemente, per potergli dare ciò che mi chiede. Cambierei tutto solo per sperare di essere protagonista del mio stesso pensiero.
Tutto ciò che vedo è illusione e incapacità di agire per paura che quelle illusioni possano sfumare.
Illusioni che comandano la mia persona, ogni mia facoltà, ogni mia capacità di intendere e di agire.
Sulla mia mente grava il peso dell'indecisione, il mondo delle falene.
Farfalle che volano in moto circolatorio costantemente, senza inizio nè fine, tornando al punto di partenza, sbandando in maniera confusa addosso i limiti che esse stesse si sono poste.
E naufragano in un mare melmoso che preme sulle loro ali.
Le ali sembrano deboli, ma persistono ad ogni ostacolo.
Le ali vivono più di loro e se anche una farfalla, in questa fuga dal nulla per il raggiungimento del nulla, si sente stanca, non ha importanza perchè le ali non si fermano, non si rompono, le ali non sentono la stanchezza, non muoiono. E la falena muore interiormente lasciandosi trasportare da queste ali ormai non più sue, controllate da quel nulla che le regola.
Le ali vibrano trascinando un peso morto.
E quel peso morto sono io, vittima e creazione dei pensieri che mi renderebbero una persona felice, ma che pensieri resteranno.
Come posso chiamarla questa? Come posso definire questo nulla? Questa ricerca di qualcosa che non posso avere per giungere in un posto dove non volevo arrivare.

IO NON POSSO.