martedì 31 gennaio 2012

LE VENT NOUS PORTERA.







Dopo quanto tempo?
Ben tornata a far parte della mia vita.

Questa canzone la ricordo bene, anzi ricordo bene il video, la melodia, le lacrime. Precisamente nel 2001, avevo ben sei anni eppure questa canzone la ricordo bene.
Mi è rimasta impressa.
Non ricordo nulla della mia infanzia, ma lei è sempre stata con me.
Mi ricordo che quando mio fratello capitava in questo video, io rimanevo a guardarlo incantata, senza poter distogliere lo sguardo da quel bambino, da sua mamma, senza poter evitare di piangere anche solo dopo il primo minuto.
Non so dire cosa provavo - nemmeno all'epoca riuscivo - ma so che i colori, il vento, l'angoscia mi assalivano.
Non sapevo nemmeno che lingua fosse, ma avevo dentro le sensazioni di quella canzone.
Dopo poco l'ho persa: in televisione non davano più questo video e io rimanevo talmente sbalordita davanti ad esso che non guardavo mai il titolo.
Oggi la mia professoressa di francese l'ha proposta alla classe.
Io ero distratta, ma fui colpita dalla melodia.
Guardai il video creato dal proiettore ed ebbi le stesse emozioni di quella volta.
Mi vidi da piccola.
Mi vidi con la bocca aperta e le lacrime agli occhi.
Mi vidi ipnotizzata da questa canzone.


"Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera"

Forse è una maledizione per me. Questa canzone si è strappata un pezzo di me ed ora il vento lo sta portando con sè.
Mi sento in balìa di questa canzone, nelle sue mani, nel suo vento che mi trascina e mi fa sbattere nei muri di questo castello di sabbia che ho costruito con le mie stesse mani. Ma si sa: per quanto amore io c'abbia messo, la sabbia è fragile e si sgretola. Io sono il mio castello. Il castello che ho costruito. Ci ho messo me stessa e con lui mi sgretolerò anche io.

FERMATE IL VENTO AFFINCHE' NON PRENDA INIZIATIVE!
CHE SIA DI DOMINIO PUBBLICO!
CHE NON CREI PIU' DOLORE
che mi lasci il mio castello
me stessa
e il pezzo di me che sta trascinando via.








Je n'ai pas peur de la route
Faudrait voir, faut qu'on y goûte
Des méandres au creux des reins
Et tout ira bien là
Le vent nous portera

Ton message à la Grande Ourse

Et la trajectoire de la course
Un instantané de velours
Même s'il ne sert à rien va
Le vent l'emportera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera

La caresse et la mitraille

Et cette plaie qui nous tiraille
Le palais des autres jours
D'hier et demain
Le vent les portera

Génetique en bandouillère

Des chromosomes dans l'atmosphère
Des taxis pour les galaxies
Et mon tapis volant dis ?
Le vent l'emportera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera


Ce parfum de nos années mortes

Ce qui peut frapper à ta porte
Infinité de destins
On en pose un et qu'est-ce qu'on en retient?
Le vent l'emportera

Pendant que la marée monte

Et que chacun refait ses comptes
J'emmène au creux de mon ombre
Des poussières de toi
Le vent les portera
Tout disparaîtra mais
Le vent nous portera

                                                                                 [Le vent nous portera - Noir Désir]















                 






mercoledì 11 gennaio 2012

AMA, MA NON DIRLO A NESSUNO.

Questa era la storia di una persona che aveva scoperto tante cose e tutte da sola.
Era una persona che aveva scoperto l'amore, la ragione, l'ideale, la propria testa, la necessità.
Era una persona felice, felicissima, ma lo doveva nascondere a se stesso e agli altri:
il minimo segno di felicità poteva essere malinterpretato.

Questo post è interamente dedicato al romanzo 1984 di George Orwell e con piccole variazioni. Ma non è un post distopico, fantastico, finto: è un post vero, vissuto e per metà invisibile agli occhi.

Questa era la storia di una persona che amò, Winston Smith. Aveva scoperto di amare scrivendo un diario.
Cosa amava? La propria mente. La società, il mondo che lo circondava non glielo permettevano. Nemmeno nei muri della sua stessa casa poteva essere se stesso. Era perennemente osservato dal Grande Fratello, quale capo di Stato, che aveva trasformato gli abitanti di Oceania, il posto in cui viveva, in androidi, senza forma di pensiero, senza ricordi del passato e senza aspirazioni per il futuro.
Winston aveva un grande difetto: lui sognava. Sognava un modo per sfuggire a questo controllo sulla mente e comprò un diario segreto al mercato nero. Dovette nasconderlo. Se l'avessero trovato, sarebbe finito in prigione, lobotomizzato, statua muta in un mondo che lo possiede.
Winston scrisse nel suo diario. Esagerò: scrisse una frase contro il partito da cui era dominato.
Nascose il diario.
Winston fece un altro grande errore.
Winston amò.
Winston conobbe Julia e finì per amarla, per volerla, per non voler nascondere tutto questo.
Winston amava Julia.
Il fato volle che Winston fosse sfortunato: Julia amava Winston.
Non c'era altro da fare: che si amassero! Loro non potevano davvero far altro.
Tentate voi di impedire l'amore!
Winston amava ed era felice, ma dimostrava di non amare e di non avere sentimenti. Poteva amare, ma doveva nasconderlo. Nascondere il motivo della sua felicità.
La minima ruga distesa, di rilassamento, il minimo sguardo perduto nel vuoto sarebbe stato fatale e decisivo: il Grande Fratello l'avrebbe individuato e neutralizzato.
E allora? Lui era felice. Amava. Aveva una propria idea. Aveva una mente libera.
Era ostacolato solo dagli altri, ma LUI era felice e anche se non lo poteva dimostrare, lo era.

Meglio essere felici, ma doverlo nascondere che non esserlo e dimostrarlo.

Ora... questa è la storia di quest'uomo che finì per essere scoperto, venne lobotomizzato e trasformato in androide insieme alla ragazza che amava, Julia.
Questa è la storia di Orwell che io stessa ho personalizzato per non offendere il caro scrittore.

Ebbene adesso scriverò quello che avrei voluto succedesse: non cambierebbe il corpo della storia perchè è così, come ho già spiegato è verità, è realtà, è necessità. Cambierò il finale: Winston e Julia morirono, abbracciati, uccisi dall'amore e nell'amore. Soffocati dalla realtà, emigrati nei sogni. Winston e Julia annegarono nella formazione di una mente sola. Winston e Julia divennero un corpo solo. Winston e Giulia si trasformarono in "un pesante blocco di vetro, curvo da un lato e piano dall'altro, che aveva quasi la forma di un emisfero. Sia il colore che la struttura del vetro presentavano una sorta di strana trasparenza, come di acqua piovana. Al suo interno, ingrandito dalla superficie ricurva, era visibile un oggetto bizzarro, roseo e spiraliforme, che faceva pensare a una rosa o a un anemone marino.
- Che cos'è? - chiese Winston, incantato.

- Corallo, è corallo - 
....
- E' un bell'oggetto! E' davvero un bell'oggetto! - ".

E si amarono, si amarono, completamente, profondamente, a pieno.


Non era una morte vera e propria quella che raggiunse loro: era una speranza.
I loro occhi videro il Fratello Maggiore sprofondare nell'immensità d'immondizia del Paese che dominava e videro i loro corpi elevarsi nella profondità dell'amore, della ragione, dell'ideale, della loro testa, della necessità.

I loro corpi furono ritrovati abbracciati, pieni di vita, ma senz'aria, senz'acqua e senza cibo.